Il pilota che oltre il piede ha anche un cuore
Per gentile concessione dell’autore Luca Giraldi riprendiamo un articolo pubblicato nel 2000 sul sito members.xoom.it/racing sostituito da www.formulazero.it.
Forse molti si chiedono perché la Williams abbia ingaggiato l’anno scorso, un pilota che veniva inquadrato solo quando scorazzava con la sua FW21 per i prati dei circuiti o che occupava molto spesso le ultime posizioni, mentre lasciava correre e vincere il titolo CART ad un pilota che ha sotto contratto e che, all’anagrafe, fa di nome Juan Pablo MONTOYA. Forse molti non sanno chi è Alessandro “Alex” ZANARDI, così questa pagina Vi farà conoscere, speriamo, un pò meglio, il pilota di Castelmaggiore.
La storia: nato a Castelmaggiore (vicino a Bologna) il 23 ottobre del 1965, Alessandro ZANARDI, chiamato da tutti con il diminutivo di “Alex” esordisce a 15 anni in kart, e vi corre fino al 1987 mettendo subito in mostra delle ottime doti di corridore. Nel 1988, mentre correva già in Formula 3, disputa e vince il prestigioso Gp di Honk Hong di kart. Nel 1990, sempre in Formula 3, vince due gare ma, soprattutto, la Coppa Europa della categoria. Nel 1991 partecipa al campionato internazionale di F3000 e conclude al secondo posto il campionato, con 2 vittorie all’attivo; quindi, il debutto in F1, con la Jordan.
Disputa 3 gran premi: in uno si ritira, mentre negli altri 2 conclude nono. L’anno successivo disputa (per modo di dire) altri 3 gp, con la Minardi però. In due non si qualifica, mentre in Ungheria si ritira. Alex quindi cambia aria e passa alla Lotus, team che però non ha più nulla a che vedere con quello di Colin Chapman… Partecipa a 11 gare, fino cioè alle prove del gran premio del Belgio, quando rimane vittima (senza conseguenze, per fortuna) di un terribile incidente.
Tuttavia, nonostante le scarse prestazioni della Lotus (motorizzata Ford), conquista un brillante sesto posto nel gp del Brasile. Alex ritorna alle gare nel gp di Francia del 1994 a bordo di una Lotus Mugen, partecipando a 7 gp. Miglior piazzamento: 13° posto. Poi, nel 95, nulla. Nessun team è disposto ad affidare la sua vettura ad Alex, preferendogli i cosiddetti “piloti con la valigia”. Poco male, Alessandro capisce che è il caso di cambiare definitivamente aria.
“Emigra” per così dire, negli States e disputa, nel 1996, il suo primo campionato CART, su una Reynard Honda del team di Chip Ganassi. Subito Alex vince tre gare, lotta fino alle ultimissime gare per il titolo (vinto poi da Vasser) e si aggiudica il titolo di Rookie of the Year, ossia di miglior debuttante. E infatti questo “mondo” non ha nulla a che vedere con le sue esperienze precedenti… I tracciati, le vetture, l’aerodinamica, i pesi, i freni, i carburanti… Tutto diverso…
Nel 1997 Alex si aggiudica il titolo di campione CART, con una gara d’anticipo, forte dei 5 successi che era riuscito a conquistare e l’anno dopo bissa il successo, grazie anche a 13 piazzamenti sul podio, ma soprattutto grazie a vittorie dove emerge, cristallina, la sua classe e la sua supremazia sugli altri piloti. Alex bastona tutti sotto qualsiasi punto di vista: strategia, velocità, aggressività, determinazione, abilità nella messa a punto, coraggio e intelligenza. Non ce n’è per nessuno.
Poi arriva la chiamata di Frank WILLIAMS. Alex ci pensa un po’ su, vorrebbe conquistare ancora un titolo in Formula CART, per riuscire nell’impresa che nessuno è riuscito a compiere. E’difficile lasciare la fama, i successi, la stima del pubblico per tuffarsi in un’avventura ricca di incognite. Incognite, certo, perché la WILLIAMS non è più una vettura divora-successi da quando NEWEY se n’è andato. In più c’è l’incognita dei motori forniti alla squadra: quest’anno i Supertech e dal 2000 la BMW. Alex decide però di accettare la sfida: in F1 non ha avuto modo di dimostrare il suo valore ed ora, forse, ha la possibilità di farlo. Purtroppo però la Fw21 si dimostra una macchina nata ancora una volta male e così Alex stenta, spesso le prende dal suo compagno di squadra, ma purtroppo non riesce a concludere mai una corsa o, quando finalmente ci riesce, è molto indietro. Dall’inizio del campionato Alex ha rotto già cinque differenziali e la sua monoposto (che comunque sembra meno seguita dal team rispetto a quella di Ralf SCHUMACHER) è un’autentica calamita per i guasti, anche i più strani, come il distacco del sedile…
Dopo inutili ed estenuanti trattative (per noi tifosi, almeno) Alex decide di non rinnovare l’accordo con il team Williams, il quale ingaggia al suo posto un debuttante diciannovenne, Jenson BUTTON, che viene scelto dopo un lungo confronto in pista con il brasiliano Bruno JUNQUEIRA. Per ZANARDI, nonostante da più squadre arrivassero offerte per farlo correre, il 2000 è un anno sabbatico, da spettatore. Poi, la possibile svolta. Nel campionato CART si infortuna Tony KANAAN, pilota del team di Mo NUNN, ex responsabile tecnico della sua vettura quando correva in America. Mo pensa subito ad Alex per sostituirlo (visto che per Tony la stagione è conclusa) ma il bolognese rifiuta poiché si tratterebbe di una situazione troppo improvvisata. Accetta invece di volare a Sebring per collaudare la vettura che poi Bryan HERTA (che, come avrete modo di leggere più avanti, non serba un buon ricordo di “Zanna Bianca”) condurrà in gara a Toronto. Le impressioni sono più che buone, chissà se Alex il prossimo anno tornerà a gareggiare nel campionato CART?
Le imprese: Chi dice che la Formula Uno ha i migliori piloti in circolazione, dovrebbe fare un salto a comprare le videocassette sui campionati di Formula CART 1996, 1997 e 1998, per vedere le gesta che un pilota (italiano per di più!) di nome Alessandro ZANARDI è riuscito a compiere. Il pilota emiliano è subito diventato il beniamino degli americani per il modo con cui affronta le gare: sempre all’attacco, sempre dando il 110% e senza mai arrendersi. Alex ha compiuto molte imprese quando corse negli States, ma due gli sono valse gloria e fortuna. La prima, a Laguna Seca, nel 1996: il tracciato è uno dei più difficili al mondo, sicuramente il più tecnico tra quelli americani, Alex ha compiuto una gara che rimarrà nella storia delle corse americane…
Il sorpasso compiuto all’ultimo giro, nella “esse” più difficile del tracciato nota come “il cavatappi”, con quattro ruote sulla terra, all’esterno, a Herta per la vittoria finale, ha fatto il giro del mondo… Un sapiente mix tra tecnica, classe e… incoscienza! Herta non si aspettava minimamente che Alex lo passasse in quel punto del tracciato, figuriamoci la faccia dell’americano quando la Reynard n°4 gli è passata davanti dopo esser passata per la via di fuga… Ma non è questa la sola impresa “memorabile”…
Una la racconta lo stesso ZANARDI, in un’intervista apparsa sul mensile Auto: «Il momento più esaltante è stata la rimonta durante il gp che la CART ha disputato in Australia, quando sono risalito dal 19mo al quarto posto e ho superato due piloti nell’ultimo giro»… Ma, siccome ogni gara che viene disputata da Alex si tramuta in una gara leggendaria, ecco che anche nell’anno del secondo titolo in CART Alex ha voluto lasciare un “segno”.
Siamo alla terza prova del campionato Cart, Long Beach, 5 aprile 1998. ZANARDI deve lottare per tutto il week-end con una vettura inguidabile, senza muletto, afflitta da mille problemi. Anche la gara non era partita con il piede giusto. 30° giro: c’è un contatto tra Salles-Matsushita che genera un enorme ingorgo in cui viene coinvolto anche ZANARDI. Il pilota rimane fermo per più di un minuto ad aspettare che i commissari sbloccassero l’ingorgo, viene centrato da Pruett che gli danneggia la sospensione anteriore, precipita in diciottesima posizione e finisce ad un giro dal primo. Ma questa situazione, che avrebbe stroncato chiunque, carica come una molla ZANARDI. Il resto della gara è un ritratto della perfezione, sia tecnica che tattica, sua e del team. Alex rientra ai box ad ogni bandiera gialla (effettuando una sosta in più rispetto agli avversari) tuttavia, a sei giri dal termine, mentre tutti i piloti di testa sono costretti ad un rifornimento veloce, Alex si ritrova in terza posizione, dietro a Franchitti e a Brian Herta (di nuovo lui…).
E qui il pilota di Castelmaggiore mette in pratica il capolavoro che ancora una volta, lo eleva ai vertici dell’automobilismo mondiale. In questi momenti Alex è uno dei pochi piloti in grado di fare la differenza, di annientare l’avversario, a prendere tutti i rischi necessari, a dominare la scena. Franchitti si è fatto subito da parte (vien da dire: intelligentemente…), mentre Herta ha fatto i “numeri” per tentare di resistere ad Alex, tuttavia senza successo… La Reynard rossa lo infila dove meno Brian se lo aspetta e, tanto per confermare che Herta è crollato psicologicamente dopo il sorpasso di ZANARDI, il pilota americano viene anche infilato da Franchitti… Così, per il campione in carica (che alla fine si è lasciato andare ad un’esultanza sfrenata) il primo successo del campionato ’98 rimarrà indissolubilmente scritto nel capitolo “imprese” dell’automobilismo…
Cosa combina ora Alex: Per lui è stata una liberazione, per noi una terribile mazzata. Ci riferiamo alla fine della sua collaborazione con la Williams. Certo, il suo fegato e il suo sistema nervoso avrà tratto indubbiamente nuova linfa dall’aver troncato la sua avventura in Formula 1, ma lascia tutti noi (suoi grandi tifosi) con l’amaro in bocca.
La stagione 2000 di Formula 1, insomma, sembra una grande incompiuta senza il bolognese tra i partenti. Certo, non possiamo consolarci con la corposa buonauscita che uno dispiaciutissimo Frank Williams ha versato nel suo conto in banca (intendiamoci, Frank non era dispiaciuto per i soldi versati ad Alex, ma per aver perso un grande campione che – lui per primo – si rende conto non essere riuscito a valorizzare con una vettura davvero infelice) però, anche alla luce della grande gara disputata a Monza, credavamo di vederlo ancora una volta dentro l’abitacolo di una monoposto del Circus. Invece non è andata così. Alex ha preferito staccare la spina, nonostante gli fossero state offerte più possibilità di correre anche per questa stagione. Così come per quella che verrà.
Ma difficilmente rivedremo Alex in Formula 1. E il motivo è semplice. Non si diverte più con queste vetture, che impediscono i sorpassi, che rendono inutili i rischi, che non permettono al pilota di sentirsi davvero sicuro al 100% (lo sareste voi se sapeste che, una volta partita in testacoda, la vostra macchina è quasi impossibile non solo da controllare, ma anche da fermare?), è più probabile che lo rivedremo in Formula CART.
A dire il vero (come avete letto sopra), dopo l’incidente di Tony KANAAN, Mo NUNN, il suo ex responsabile tecnico ai tempi della sua avventura con GANASSI gli aveva chiesto di riprendere il volante e di sostituirlo. Ma Alex aveva cortesemente rifiutato, non negando però all’amico la gioia di poterlo “sfruttare” per un test (che sarebbe dovuto rimanere segreto ma che poi è stato reso pubblico) svolto, proprio di recente, a Sebring. Le sensazioni che Alex ha provato sono state molto positive e dunque c’è da sperare che, nella prossima stagione, sia al via del campionato americano.
Certo, vedendo che un vecchietto come Moreno sta dominando il campionato, credo che Alex, con 11 gare a disposizione (se ne sono disputate 9 e il brasiliano ha 90 punti) avrebbe potuto ancora dire la sua per un posto sul podio, ma tant’è… Così, ora bisogna sperare che MONTOYA vada alla Williams (sebbene BUTTON stia sorprendendo molti – me compreso – per le sue bellissime gare) liberando così un sedile dal “vecchio compagno” Chip GANASSI. Difficilmente Alex soffierebbe il posto al suo grande amico Jimmy VASSER (che era suo compagno di squadra, e questo la dice tutta sulla statura anche umana di Alessandro) che, tra l’altro, occupa il quinto posto in classifica (a 59 punti). Ma ve lo immaginate un campionato con Alex e “Mad” Max PAPIS in lotta fianco a fianco??? Fantastico…
L’uomo: ZANARDI non è solo un pilota freddo, lucido e tecnicamente perfetto, ma anche una persona con un grande cuore con un lato umano di notevole spessore. Sentite come descrisse le emozioni che provò subito dopo l’incidente a Spa, in un’intervista rilasciata ad AUTO: «E’ stata la mia più grossa paura. Durante le prove del gran premio del Belgio, a Spa, nel 1993, ho subito un grosso incidente con la Lotus. Ma non ho provato niente mentre andavo a sbattere: in quegli attimi non pensavo che potevo farmi male. E’ stato quando mi stavano trasportando sull’elicottero: guardavo il cielo e gli alberi sopra di me e pensavo che spesso non si riesce a dare il giusto valore alle cose. Non mi ero mai accorto che il cielo potesse essere così blu e gli alberi così verdi».
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